Libri e Radio: Il Principato

Federico L'Olandese Volante - Il Principato

A dire Frederik Van Stegeren, si resta un momento sovrappensiero. Chi è, si chiede qualcuno. Ma a tradurlo rapidamente in Federico L’Olandese Volante, ecco che si dispiega uno dei personaggi e protagonisti della radiofonia italiana e non, tra frontiere non solo geografiche attraversate con l’allegria e la leggerezza di chi ha incarnato (e tuttora la incarna) una filosofia di vita che non si prende troppo sul serio.
Federico è una delle voci che ha attraversato serenamente 40 anni di storia della radio private in Italia, con brevi parentesi anche in quelle pubbliche. E riassume tutto nell’autobiografia “non autorizzata”, un flusso di coscienza che segue il filo della cronologia ma poi salta golosamente tra le epche, intitolata “Il principato. Storie di radio e rock’n’roll”, pubblicato da Arcana Edizioni.
La sua esperienza professionale di speaker radiofonico e narratore di musica è filtrata attraverso un’aneddotica da thriller, che a volte sfocia nel giallo da intrigo internazionale come un Cary Grant un filino più slabbrato, precipita nel melò e attraversa le sfumature del drama e del fantasy senza mai perdere l’energia della comedy. Un film con tanti finali, alcuni aperti alcuni chiusi, complotti nascosti e dichiarazioni d’amore mai trattenute, donne estremamente concessive e mogli paritarie sulla coppia aperta. Anni settanta e ottanta in tutto il loro splendore. Ci si diverte come se si stesse condividendo con lui la prima colazione post nottata in giro per il principato di Monaco, scavando in ricordi di fughe pirotecniche, party imbottiti di persone organizzati da peculiari PR francesi su yacht attraccati nel porto di Montecarlo, lievi principesse dalla schiena scoperta e gli occhi tristi, cappuccini del buongiorno (molto, molto ritardato) con gente come Ringo Starr.

Un disco che spinge, una bella sigla, e hai già fatto il 50% del programma

Ma non c’è solo il racconto della scintillante vita notturna di Montecarlo in uno dei periodi più dorati e complessi della sua storia, che la rendono una protagonista fisica, una dark lady di passioni. I ricordi di Federico, Freddy nel libro, sono un concentrato di deliziosa nostalgia per una radiofonia vecchio stile, acerba ma ricca di cuore e inventiva, intrisa di generosità non solo economica. “Un disco che spinge, una bella sigla, e hai già fatto il 50% del programma” scrive Van Stegeren ricordando il suo primo direttore artistico a Radio Lussemburgo. Dalle radio pirata gloriose degli anni Sessanta, che si erano diffuse in tutto il Nord Europa poi lentamente anche nel bacino del Mediterraneo, era rimasta solo la grande energia dei suoi deejay e una lunga schiera di allegri disoccupati, tra cui Frederik. Che, per sua fortuna, era bilingue olandese e italiano, oltre a conoscere egregiamente anche il francese e l’inglese. Fare la radio sembrava, o forse era, molto più semplice: ci si conosceva tutti, bastava un colloquio e una stretta di mano per assicurarsi un contratto. 

“un socialista tutto d’un pezzo, ex partigiano” parlando di Noel Coutisson, allora direttore di Radio Monte Carlo Italia.

La rievocazione del suo primo incontro con Noel Coutisson, allora direttore di Radio Monte Carlo Italia (“un socialista tutto d’un pezzo, ex partigiano” ) ad una fiera della radio e della tv, potrebbe accadere in realtà anche oggi: ma gli attori in campo sarebbero diversi, meno facili da raggiungere. O forse sono solo i ricordi del vecchio Federico, che le epoche delle radio le ha veramente passate tutte, a rendere indelebile quel momento di spiccata creatività radiofonica senza secondi fini.

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