Cinema e Radio: I Love Radio Rock

I LOVE RADIO ROCK

In un’epoca che il tempo ha reso leggendaria e gloriosa, le radio non erano come le conosciamo oggi. La musica leggera, nominalmente il pop, il rock e il soul, trovava pochissimo spazio nelle frequenze istituzionali. The Boat That Rocked, in italiano I love Radio Rock (il mistero di adattare un titolo in inglese con un altro nella stessa lingua è uno degli eterni insoluti dell’industria cinematografica italiana), racconta proprio di quel periodo. Sono gli anni Sessanta della Swingin’ London, dei Beatles e dei Rolling Stones, dei Kinks e degli Who, delle minigonne liberatorie e dei capelli sempre meno in ordine. In Inghilterra la BBC trasmette al massimo 45 minuti di musica leggera al giorno, incontrando solo il plauso degli ascoltatori più anziani. I giovani e giovanissimi si rifugiano su altre onde, metaforiche e non: sono quelle delle radio pirata, stazioni realizzate su vecchi pescherecci e barconi che trasmettono offshore appena fuori dai limiti delle acque territoriali del Regno Unito. I loro nomi erano sillabati come un linguaggio segreto: Radio Caroline e Radio London erano le più seguite, apprezzate e note.

RADIO CAROLINE HA CAMPIATO PER SEMPRE IL BROADCASTING MUSICALE

Tra i film sulla radio, I Love Radio Rock si ispira direttamente alla prima delle due, Radio Caroline, e alla sua breve attività pirata durata sì appena tre anni, ma in grado di modificare per sempre il broadcasting mondiale della musica. Il palinsesto di Radio Rock è scoppiettante, allegro, imbottito di musica: poche parole ma ben scelte, tanta energia, una rotazione strepitosa con i successi musicali che popolano le classifiche (e che compongono la divina colonna sonora). Ma sulla terraferma, nelle stanze del governo, si lavora per fermare le trasmissioni delle radio pirata, giudicate troppo commerciali e dai contenuti immorali. Il ministro Sir Alistair Dormandy (Kenneth Branagh, assolutamente perfetto) lavora con il suo subordinato Twatt (che in inglese, con una t in meno, significa prosaicamente “testa di c*zzo”, e interpretato da Jack Davenport) alla ricerca del motivo che le porterà alla rovina. Ascoltata di nascosto di notte sotto le coperte, nell’intimità di uno stanzino delle infermiere, nel cortile di una scuola, Radio Rock è il sollievo delle generazioni più giovani: l’emittente ancorata nel mare del nord, guidata dall’impeccabile Quentin (un meraviglioso Bill Nighy), è popolata di DJ come il Conte (Philip Seymour Hoffman in una delle sue interpretazioni più iconiche), Midnight Mark (Tom Wisdom), Simple Simon (Chris O’Dowd), Doctor Dave (Nick Frost) e il misterioso DJ notturno Smooth Bob (Ralph Brown). Tutti uomini -ad eccezione della cuoca Felicity (Katherine Parkinson), dichiaratamente lesbica e unica donna cui sia concesso vivere sulla nave- e tutti in grado di raccontare la musica senza fronzoli e pedagogia, per il gusto di condividere una passione bruciante. La storia è filtrata e dipanata attraverso la “punizione” di Carl (Tom Sturridge), adolescente figlioccio di Quentin, che viene spedito sulla nave dopo essere stato espulso da scuola: catapultato in un universo di cameratismo, musica e gioco di squadra, Carl completa il suo personale romanzo di formazione con sesso, amore, tradimento e cavalleria a suon di riff di chitarra. Oltre a scoprire chi sia finalmente il suo vero padre, che la deliziosamente svampita madre Charlotte (un cameo antologico di Emma Thompson) gli aveva sempre tenuto nascosto.

Gli anni passeranno e i politici non faranno mai un cazzo per rendere il mondo migliore, ma in tutto il mondo ragazzi e ragazze avranno sempre i loro sogni, e tradurranno quei sogni in canzoni.
– Il Conte (Philip Seymour Hoffman)

Le necessità commerciali per tenere in piedi la radio portano Quentin a richiamare in attività il DJ Gavin Kavanaugh (Rhys Ifans), diretto antagonista del Conte per il programma di punta di Radio Rock: la rivalità tra i due si placa solo dopo un gioco pericoloso. Ma all’orizzonte sereno delle acque internazionali arriva la mazzata governativa di Dormandy e Twatt, che tentano di tagliare i fondi impedendo alle aziende di fare pubblicità su stazioni non licenziate dal governo, poi trovano il cavillo definitivo nella potenza del segnale radio, che disturba le comunicazioni d’emergenza in mare. È la base del Marine Offences Act, promulgato realmente nel 1967 in Inghilterra per spegnere le radio pirata. Il destino di Radio Rock, dichiarata ufficialmente illegale, è interrompere le trasmissioni per sempre. Un ultimo eroico tentativo di fuga dalla polizia per mare distrugge la nave, ma non la potenza della musica e la sua capacità di abbattere le convinzioni retrograde. Il Conte, Quentin, lo stesso Carl, sono la dichiarazione d’amore definitiva del regista Richard Curtis al lavoro di squadra che aiuta una radio a diventare unica. Il lavoro che permette a Gavin, il DJ che torna a trasmettere dopo un periodo di pausa, di pronunciare la frase che ogni voce ha pensato almeno una volta nella vita: “Ora portatemi al microfono. Ho bisogno di trasmettere”.

I Love Radio Rock